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L’8 MARZO TUTTO L’ANNO

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Per il secondo anno consecutivo l’8 marzo è pandemico. Tuttavia, le mobilitazioni che negli ultimi anni hanno riempito le piazze di milioni di persone in tutto il mondo tengono ancora viva la memoria e alta l’attenzione su una data, simbolica, di cui il movimento transfemminista da anni si è riappropriato.
Lo sciopero globale, nato dalla spinta latino-americana, ha reso nuovamente questa giornata un’occasione di lotta e mobilitazione di tanti, con un forte protagonismo delle donne, lavoratrici, precarie e disoccupate.
Un anno di pandemia ha reso però ancora più insopportabili e letali le criticità strutturali del sistema capitalistico-patriarcale!
L’assenza di stabili e continui sostegni ai centri anti-violenza ha condotto molte donne alla morte proprio fra le mura di casa che, invece, avrebbero dovuto proteggerle da un nemico invisibile. Nel 2021 già sono dodici le donne alle quali è stata tolta la vita per mano di partner (o ex-partner) violenti.
I continui attacchi alla libertà di scelta delle donne sono sotto gli occhi di tutti: la legge 194 è ancora bersaglio di qualche sparuto gruppo pro-life che va a braccetto con le istituzioni catto-fasciste nel colpevolizzare le donne e le differenze, nei consultori come nelle scuole.
Il sistematico depauperamento della sanità pubblica a vantaggio di quella privata ha messo in pericolo la salute collettiva e molte donne hanno visto aumentare il loro carico di lavoro complessivo: in aggiunta al lavoro salariato, il lavoro di cura è, infatti, nella maggior parte dei casi in carico alle donne. Il Covid-19 ha innescato un’altra tradizionale logica padronale, pronta sempre all’uso nei momenti di crisi: il ricatto tra la salute e il lavoro. E anche su questo fronte, chi non ha perso la propria occupazione, si trova in situazioni precarie o di cattivo lavoro che lo smart working ha solo accentuato, non garantendo neanche più una separazione tra il lavoro produttivo e quello riproduttivo e di cura. Tutto, spesso, si svolge tra le mura domestiche, dove la possibilità di sovvertire questo meccanismo oppressivo è minore proprio perché ognuno è da solo. Si pensi, inoltre, che circa il 98% dei posti di lavoro persi nell’ultimo anno erano occupati da donne.
Com’è evidente dalla gestione della crisi, la pandemia e i conseguenti lockdown – generali e parziali – hanno solamente messo in evidenza la doppia oppressione che le donne delle classi popolari vivono da sempre e contro la quale, con convinzione e costanza, avanziamo nella lotta. Capitale e patriarcato sono alleati strategici: non ci si può liberare di uno e tollerare l’altro. L’emancipazione di genere non è contemplabile finché anche l’ultimo lavoratore su questa terra sarà sfruttato. Connettere le lotte è perciò il compito primario che dobbiamo assumerci per non cadere nella trappola di un femminismo liberale che accetta e legittima pienamente la logica capitalistica.

IO L’8 MARZO E TUTTO L’ANNO!
NION C’E’ EMANCIPAZIONE DI GENERE SENZA RIVOLUZIONE! NON C’E’ RIVOLUZIONE SENZA EMANCIPAZIONE DI GENERE!