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Sui Fatti di Fiorentina-Atalanta

53830249_2296579217032963_2445329485264846848_nAd una SETTIMANA da FIORENTINA-ATALANTA.SU ABUSI, SUL MINISTRO in DIVISA, QUESTURINI e POLITCANTI FIORENTINI, su come AGISCE la REPRESSIONE e come SABOTARNE gli INGRANAGGI..

Quanto accaduto agli ultras bergamaschi dopo la semifinale di Coppa Italia tra Fiorentina e Atalanta rappresenta qualcosa di molto grave.
Un fatto del genere non rappresenta certo una novità ma allo stesso tempo non possiamo e non dobbiamo considerarlo “normale” e quindi derubricarlo.
Se poi abbiano deciso di scrivere questo testo è perché riteniamo che l’accaduto riguardi non solo il mondo ultras ma vada ben oltre.

Non stiamo e non staremo nel balletto delle “versioni contrastanti”. Sulla nostra pelle sappiamo bene su quali frequenze viaggino fatti simili e sappiamo riconoscere la smania con cui certi giornali pubblicano le veline della Questura per depistare e coprire da una parte, legittimare e difendere dall’altra.
Semmai le versioni contrastanti sono proprio quelle della Questura che ha detto tutto e il contrario di tutto per legittimare i propri uomini travisati dietro alle loro divise e i loro caschi.
Univoca e coerente invece la versione di chi stava sui pullman, ultras e autisti, e comprovata da video e testimonianze: è stato un agguato premeditato avvenuto nell’unico luogo dove non vi sono telecamere e fuori dal tessuto cittadino.
Come in molti altri casi, sono ancora una volta le forze dell’ordine, gli scagnozzi in divisa e i funzionari in borghese, a rendersi protagonisti di episodi di soprusi e violenza.

Cercando poi le responsabilità su un livello piú alto ci pare peró riduttivo e superficiale addossare tutta la colpa su Salvini.
Salvini non è il problema in sè.
Salvini non è il “soggetto” determinante, ma semmai è “oggetto” di uno Stato che continua a strutturarsi con caratteristiche sempre più reazionarie e autoritarie.
Salvini è un catalizzatore di consenso su un terreno che ha contribuito a preparare anche chi lo ha preceduto.
Va da sé che Salvini metta del suo e contribuisca ad una nuova accellerazione nella solita direzione: il suo continuo sfoggio della divisa della polizia, usata anche durante incontri di Stato, è emblematica e significativa nonostante qualche attacco schizzofrenico come quando si presenta negli stadi con una sciarpa di un gruppo ultras al collo e il cappello dei Carabinieri in testa…

Quanto accaduto a Varlungo si inserisce a pieno titolo in un contesto in cui tutti coloro che rappresentano un’incompatibilità vengono colpiti.
Siamo di fronte ad un apparato repressivo che si generalizza e si specializza: si generalizza poiché ormai non esistono più spazi – fisici, sociali, politici – che non siano monitorati e tenuti sotto sorveglianza; si specializza perché ogni soggetto potenzialmente incompatibile – ultras, lavoratori, immigrati, studenti, militanti politici – ha la sua propria legislazione fatta di una serie di leggi e provvedimenti che negli anni sono state varate e affinate oltre ad esser state legittimate da specifiche campagne “emergenziali”.
O ti omologhi, o fai questa tessera, o obbedisci, o firmi questo contratto, o ti adegui..oppure ti faccio la guerra. A scuola come nelle piazze, dentro le curve come nei luoghi di lavoro.
Questo è lo scenario che ci troviamo davanti.

Nel frattempo ci chiediamo che fine facciano in questi casi tutti quei politicanti che ogni giorno, specialmente in città in vista delle comunali, sbraitano di sicurezza e decoro chiedendo sempre più controlli, più polizia, più Daspo urbani, più espulsioni.
È questa la sicurezza che vogliono?
Dov’è finito il loro portamento impettito? Facile gonfiare il petto davanti ai più deboli… forse un pó meno quando si tratterebbe di attaccare la Questura, Prefetto e Digos cittadina: sia mai che non facciano saltare la scorta al banchino elettorale o la “vigilanza privata” davanti alle proprie sedi politiche…

Infine vorremmo sottolineare come siano sempre di più i casi in cui ci troviamo a chiedere “verità e giustizia”.
Una richiesta giusta e legittima.
Ciò che dobbiamo chiarirci però è altro: a chi stiamo chiedendo “verità e giustizia”?
Se pensiamo che a darcela possano essere i pennivendoli al soldo dei grandi editori, oppure i giudici pronti ad pronti ad assolvere gli assassini di Cucchi e Magherini, tanto per fare due esempi, o che ancora siano gli stessi uomini della Questura, siamo sulla strada sbagliata.
La verità già la sappiamo! Sta a noi saperla usare: dobbiamo agitarla tra “i nostri”, a livello popolare, affinché si allarghi la solidarietà e si crei sempre più consapevolezza che “la lotta è l’unica via”, perché si crei un contesto e una realtà dove nessuno si senta in diritto di esercitare violenza e abuso di potere senza che di contro paghi il prezzo della rabbia popolare e della voglia di rivalsa..

Abbiamo una montagna da scalare.
La strada è lunga ed impervia ma non vi sono scorciatoie: prima ce ne rendiamo conto e prima inizieremo a camminare tutti nella stessa direzione.

Compagne/i del CPA Firenze Sud