
Nella mattina del 27 Dicembre sono state arrestate 9 persone, fra cui il presidente dell’Associazione Palestinesi d’Italia Mohammad Hannoun, con l’accusa di aver finanziato la resistenza palestinese attraverso delle associazioni di beneficenza.
Vogliamo prima di tutto esprimere tutta la nostra solidarietà agli arrestati, e ad Anan, Ali e Mansour – il primo dei quali da più di un anno si trovano in galera con varie accuse da parte della magistratura – volti a dipingerli come terroristi.
Questi arresti non sono casuali, ma sono espressione del processo politico in Italia alla Resistenza palestinese. E rappresentano parallelamente il tentativo da parte dello Stato di legittimare l’entità sionista, l’occupazione e il genocidio che porta avanti in Palestina con l’aiuto dell’occidente NATO.
Questi arresti in Italia si collocano in un piano repressivo ben pensato. Basta una lettura veloce della legge 80/2025 (ex DDL 1660) e del DDL Gasparri per rendersi conto del loro scopo: reprimere ogni forma di dissenso e solidarietà alla resistenza palestinese, perché essa rappresenta il motore di rilancio della lotta in Italia. A fianco della solidarietà alla resistenza palestinese infatti si sta sviluppando la lotta contro la guerra, contro il carovita che ne deriva, contro la militarizzazione della società, dell’istruzione e delle città.
Perciò governo e magistratura devono dipingere la resistenza palestinese come terrorista e la solidarietà come un crimine, perché esse sono un pericolo per il piano di guerra e riarmo della NATO, che lo stato italiano porta avanti insieme ai privati bellici come la Leonardo.
Di fronte a queste logiche di guerra, è nostro dovere qui sostenere senza se e senza ma la resistenza palestinese e continuare a lottare al suo fianco.
La resistenza non si processa, e noi la sosterremo fino alla vittoria, qualsiasi siano le sue modalità e le forme che si darà. La lotta armata palestinese contro l’occupazione israeliana è legittima, e legittima è qualsiasi scelta palestinese di resistenza volta a liberarsi dall’oppressione sionista.

