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LA RESISTENZA NON SI PROCESSA!
LIBERTÀ PER ANAN, ALI E MANSOUR
Sabato 17 Maggio scendiamo per la Palestina e per ribadire che la Resistenza palestinese non si processa.
Il 21 Maggio avrà luogo la seconda udienza del processo ad Anan Yaeesh, accusato insieme a Mansour Doghmosh e Ali Irar per avere preso parte alla resistenza palestinese. La corte d’assise dell’Aquila ha imputato ai tre il reato di “associazione terroristica”. Si tratta di un’accusa irricevibile, dietro alla quale è facile individuare la volontà politica di criminalizzare la resistenza del popolo palestinese, che dopo decenni di occupazione continua a opporsi al processo coloniale dell’entità sionista.
Lo stesso tribunale ha negato l’estradizione verso israele e impedito l’utilizzo come prova dei verbali degli interrogatori condotti dallo Shin Bet e dalla polizia israeliana, riconoscendo di fatto che all’interno delle carceri e delle caserme sioniste la tortura nei confronti dei prigionieri palestinesi sia una pratica sistemica. Nonostante questo, non si fa remore a proseguire nella persecuzione di coloro che si oppongono a questo regime.
È lampante l’ipocrisia delle istituzioni della giustizia, ma non c’è da rimanere sorpresi: il nostro paese ha una lunga storia di accettazione e normalizzazione della violenza poliziesca, sia di quella avvenuta dentro carceri e caserme sia di quella avvenuta al di fuori. Nonostante la condanna di facciata dei sanguinosi metodi degli aguzzini israeliani, le istituzioni non si fanno scrupoli a dare il proprio contributo alla vergognosa campagna di criminalizzazione della resistenza palestinese. Per reprimere il dissenso e silenziare la resistenza le istituzioni delle tanto celebrate democrazie liberali sono pronte a usare ogni metodo, sia in Italia che in israele.
Tutto questa avviene mentre in Palestina si va verso un’ulteriore accelerazione dell’aggressione dell’entità sionista ai danni del popolo palestinese. Il governo del criminale Benjamin Netanyahu ha approvato in questi giorni un progetto di occupazione totale della striscia di Gaza, con il quale intende portare a compimento il genocidio dei suoi abitanti. Quella messa nero su bianco dal governo sionista è una soluzione finale, che mostra ancora più chiaramente l’affinità tra il sionismo e il nazismo.
Scendiamo in piazza per ribadire il diritto alla resistenza del popolo palestinese e per rispedire al mittente le vigliacche accuse di terrorismo.
Nessun tribunale può opporsi agli sforzi per l’autodeterminazione di un popolo. Noi sappiamo che quando prova a farlo è perché ha un ruolo all’interno del progetto dell’oppressore. Noi questo progetto lo vogliamo distruggere. Noi continueremo a lottare per una Palestina libera, dal fiume fino al mare.