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Ucciso dallo Stato, a distanza di 20 anni, Federico Aldrovandi vive

20 Settembre 2005, Ferrara.

Federico Aldrovandi, ragazzo diciottenne, sta tornando a casa all’alba da una serata quando viene fermato per un controllo, a seguito del quale verrà ucciso violentemente da quattro agenti di polizia.
Federico venne massacrato quella buia notte con una violenza inaudita.
Manganelli ritrovati spezzati, sul corpo 54 lesioni e segni indelebili di ciò che, a tutti gli effetti fu un assassinio di stato.
Le azioni degli sbirri, infatti, vennero insabbiate e non portarono praticamente ad alcuna condanna, così come siamo abituati a vedere ormai di routine.

Ricordiamo infatti che non si tratta di un caso isolato.
Federico, Carlo Giuliani, Riccardo Magherini, Ramy, Stefano Cucchi, Giuseppe Uva, Aldo Bianzino e tanti altri.
Uccisi da sbirri e coperti dalle istituzioni e dallo stato, perché lo stato uccide.

Oggi, infatti, in uno stato sempre più di polizia, militarizzato, che va alla guerra e che fa della repressione contro soggetti scomodi il proprio cavallo di battaglia é necessario opporsi uniti, qua e ora.
Perché é nei momenti dove si pongono i presupposti della divisione tra buoni e cattivi che la controparte agisce tramite la repressione, siano esse denunce o violenze, talvolta estreme, proprio come per Federico, per spaccare la nostra forza.
Quindi a 20 anni di distanza riteniamo fondamentale ricordare e ricordarci contro chi si combatte.

Brucia ancora.
FEDERICO VIVE!