
Esprimiamo la nostra solidarietà al Sudd Cobas e ai lavoratori in sciopero.
Ancora una volta un’aggressione contro chi rivendica ciò che, in un paese abituato a “esportare democrazia e libertà” in giro per il mondo, si pensa sia scontato: 8 ore di lavoro per 5 giorni a settimana con paghe e tutele come da contratto.
Infatti non è così: come in giro per il mondo l’Italia porta guerra e militari per depredare risorse e profitti, all’interno dei propri confini consente la creazione di sacche di ipersfruttamento e lavoro nero.
Tutti sanno, tutti tacciano e così si va avanti.
Così è andata avanti anche nel pratese fino a quando i lavoratori organizzati nel Sudd Cobas non hanno messo in discussione questo sistema.
Se davanti agli scioperi alcune aziende del distretto hanno deciso di desistere e firmare gli accordi che hanno sancito la vittoria dei lavoratori, altre hanno scelto di andare allo scontro.
In alcuni casi sono state le forze di polizia a caricare e reprimere, in altri cari sono state le squadracce di padroni e crumiri ad attaccare i picchetti operai.
L’ultima volta però c’è stato il cortocircuito: la squadraccia ha scambiato per manifestanti gli agenti della Digos intenti nel riprendere e controllare l’andamento del presidio sindacale durante lo sciopero.
Ci voleva questo perché venisse “finalmente” ipotizzato un legame tra padroni e crumiri con la criminalità organizzata?
Ci voleva questo perché le attenzioni della Questura non si concentrassero come sempre su sindacalisti e scioperanti tra denunce, fermi e fogli di via?
Non sappiamo invece quanto ci vorrà perché si affermi definitivamente questa verità, ma ci preme rimarcare ciò che ha dichiarato il picchetto operaio: “non si tratta di uno scontro etnico, tra comunità, tra cinesi e pakistani, ma dello scontro tra sfruttati e sfruttatori”.

