Prima lo sgombero dell’occupazione di via Incontri: inizia l’estate ed ecco che la questura ricomincia con gli sgomberi, dopo i due dello scorso agosto. Se non altro quanto successo servirà a non far illudere chi pensava che con le elezioni potesse cambiare qualcosa su questo fronte. Del resto la sindaca Funaro è stata sempre molto chiara nel rivendicare l’operato della giunta Nardella, di cui faceva parte, sul fronte della loro “legalità” e della lotta alle occupazioni, e se il buongiorno si vede dal mattino dobbiamo avere chiaro che Firenze continuerà ad essere una città in cui proprio in nome della legalità ci saranno sempre più sgomberi, sempre meno spazi sociali e in cui la risposta ai bisogni di lavoratori e lavoratrici sarà solo maggiore repressione, come peraltro già si vede dalla proposta di riforma della giustizia che va ad inasprire in modo pesante le pene per chi occupa. Contro questa tendenza esprimiamo tutta la nostra solidarietà ai compagni e alle compagne di viale Corsica per lo sgombero subito e ci rendiamo disponibili per qualsiasi necessità.
Come se la giornata non fosse iniziata abbastanza male poi è arrivata la notizia del suicidio a Sollicciano di un ragazzo di appena vent’anni. Non ci interessa perché si trovasse in carcere. Ci interessa dire che quest’anno ci sono stati già 53 suicidi nelle carceri, che le condizioni di detenzione a Sollicciano sono uno schifo, che il carcere in questa società è sempre più una discarica sociale in cui rinchiudere chi è nato senza camicia e deve arrangiarsi per sopravvivere in un mondo marcio e individualista, magari imbottendolo di psicofarmaci e riempiendolo di botte da parte dei secondini.
Il suicidio ha scatenato una rivolta nel carcere, con fiamme in più sezioni. A tutti i detenuti, rivoltosi e non, la nostra solidarietà incondizionata.
Anche qui si rende necessario riflettere rispetto alla direzione in cui lo Stato sta andando: se dovesse passare la nuova riforma del ministro Nordio le pene per una rivolta in carcere verrebbero pesantemente inasprite, e anche i solidali che già dalle prime ore successive allo scoppio della rivolta si sono radunati sotto il carcere potrebbero essere colpiti con pene da uno a sei anni.
La repressione andrebbe quindi a colpire in modo esplicito la solidarietà, confermando come questa sia un’arma di cui la controparte ha paura perchè è in grado di smascherare e scardinare la natura violenta e brutale di un sistema marcio e dello Stato che lo sostiene.
SOLIDARIETÀ A CHI È COLPITO/A DALLA REPRESSIONE! CONTRO SGOMBERI E CARCERI!