Verso il presidio a Sollicciano…

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Presidio carcere Sollicciano 23 gennaio ore 15
IL CARCERE È TORTURA!

Il contributo del Cpa fi-sud

“Sono i pregiudicati da cui siamo governati
Sono abusi spietati, dati mai rivelati
Scheletri infossati, va bene, maresciallo, ci siamo spiegati?”
(Lord Bean – Quale Ordine)

C’è da dire che lo scoppio della pandemia ha nei fatti scritto nel sangue l’esistenza di cittadini sacrificabili.
L’indifferenza con cui la moralità perbenista ha affrontato questa situazione, barricandosi dietro all’egoismo del proprio orticello, ci scioccherà forse nel futuro ma è un riflesso sincero dei meccanismi che questa società malata ci impone.
Anziani nelle RSA, persone malate a casa, chi lavorava a nero o con contratto a chiamata, persone affette da molteplici forme di disagio o disabilità, persone detenute nelle patrie galere.
Dallo scoppio della pandemia ci sono state rivolte nelle carceri di tutta Italia, ma le galere sono rimaste dei focolai pronti a scoppiare: la prevenzione qui non è passata.

Il dramma del covid e della risposta esclusivamente punitiva a un problema medico complesso rimane un dramma nelle carceri come dimostrato dalle continue morti per covid in cella. Proprio in questi giorni a Rebibbia un reparto è stato chiuso per covid: accertati positivi sono stati chiusi in cella con gli altri detenuti senza cure mediche, le uniche risposte a preoccupazione e dubbi sono state manganelli e fumogeni (un’ ottima cura per i problemi respiratori).
Lo Stato a partire dal primo lockdown ha messo in atto grandi parate di media e giornali per autolegittimarsi e avere un pieno consenso nella gestione della pandemia.
E ci è stata così indorata la pillola.. c’è chi si può “recuperare” e chi si può annientare in un’emergenza.
Purtroppo questa pillola è aumentata in dose dal Covid ma ci viene somministrata da tutta la vita.
La legittimazione a poter recuperare o annientare a proprio piacimento è un meccanismo ad uso e consumo esclusivo dello Stato e delle gerarchie dominanti.
A marzo con la rivolta nel carcere di Modena ci sono state 14 morti, scivolate e scomparse sui media.. I decessi sono stati liquidati come overdosi dovute al metadone “morti da tossici” e i cadaveri rapidamente cremati.

Non occorreva tuttavia una grandissima conoscenza del mondo carcerario per comprendere l’urgenza della rivolta e che il modo di chiudere la questione pareva a dir poco sbrigativo.

Eppure poche cose sa l’opinione pubblica sul carcere:
1) è sovraffollato (ottimo per il covid)
2) le strutture sono insalubri e fatiscenti (come sopra)
3) specie durante le rivolte, avvengono pestaggi

Poco dopo i fatti cinque detenuti hanno avuto il coraggio di esporsi su quanto successo a Modena denunciando pestaggi, spari, ritorsioni violente, storture che mettono in dubbio le autopsie e il racconto dei media.
Ovviamente i cinque detenuti da allora sono stati sparpagliati per le carceri italiane.
Vi invitiamo a scrivergli, solidali al coraggio che hanno avuto nell’esporsi in prima persona.

Claudio Cipriani
C.C. Parma, Strada Burla 57, 43122 Parma

Ferruccio Bianco
C.C. Reggio Emilia, Via Luigi Settembrini 8, 42123 Reggio Emilia

Francesco D’angelo
C.C. Ferrara, Via Arginone 327, 44122 Ferrara

Mattia Palloni
C.C. Ancona Montacuto, Via Montecavallo 73, 60100 Ancona

Belmonte Cavazza
C.C. Piacenza, Strada delle Novate 65, 29122 Piacenza

Quasi inconsciamente sono stati accettati i meccanismi divisori del potere mentre l’isolamento anticontagio ha legittimato un isolamento egoistico infastidito dal chiasso del mondo e dei suoi drammi.
Lottare contro la repressione significa comprendere i meccanismi su cui essa fa leva per metterci a tacere e isolarci, innescare divisioni e percorsi de-solidaristici.
Prestare il fianco alle divisioni tra buoni e cattivi significa peccare di miopia: al giorno d’oggi diventare “cattivi” è sempre più facile, mentre il mondo è pronto a darti le spalle.
“Io oggettivamente mercoledì un po’ gliele ho fatte suonare ma non esageratamente, anche perché non lo voglio pagare per nuovo…”. Così parlava l’ispettrice della sezione penale di Sollicciano.
E questo siamo noi per i nostri datori di lavoro, per la polizia, per i pezzi grossi, per i dirigenti, per la sanità.. numeri: privi di valore, privi di qualità.
Nostre invece sono armi di valore fondamentale come la solidarietà, l’abbracciare le lotte contro le ingiustizie come lotte comuni.
Andare oltre l’egoismo e l’isolamento.
Per questo vi invitiamo sabato 23 gennaio alle 15 a portare la vostra solidarietà nei confronti dei detenuti di Sollicciano, contro quei leoni che sulle divise portano come distintivo atti di codardia come pestare 3, 9, 15 contro uno, belli armati di manganello e pistola.

Cpa Firenze sud

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