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Tre considerazioni sul lavoro del Prof. Rocchi

194-legge

Giù le mani dal corpo delle donne!

Tre cose ci risaltano agli occhi dopo aver letto il contributo del Prof. Benedetto Rocchi, associato al Dipartimento di scienze per l’economia e l’impresa dell’Università degli Studi di Firenze in merito al rapporto sui costi della legge 194 commissionato dagli antiabortisti di Pro Vita e Famiglia.

La prima è che il corpo delle donne e il diritto di autodeterminazione sono sempre un campo di battaglia che vergognosamente viene presidiato da antiabortisti, destrorsi e cotto-fascisti con l’obiettivo di sovradeterminare la volontà e la libera scelta delle donne. Si noti, per inciso, che i legami tra questi gruppuscoli ultra cattolici e l’estrema destra sono più che consolidati tanto che portavoce della onlus che ha commissionato lo studio -Pro Vita e Famiglia – è Alessandro Fiore, figlio del forzanovista Roberto, dal quale ha evidentemente ereditato le inquietanti posizioni politiche infarcite di fascismo e omofobia…

In un momento così delicato e difficile per le classi popolari, sappiamo che le donne sono quelle che stanno pagando il prezzo più duro della pandemia in termini di perdita di autonomia, di lavoro e di crescita delle violenze e ricatti all’interno delle mura domestiche e sui posti di lavoro. La soluzione per sanare il deficit sanitario sarebbe investire meno nei diritti? O si potrebbe risparmiare non finanziando le attività di intramoenia, quelle cioè che, nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale, corrisponderebbero a prestazioni sanitarie effettuate fuori dal regolare orario di lavoro e all’interno degli ospedali usufruendo di strutture ambulatoriali e diagnostica pubbliche? L’elenco per trovare alternative fonti di risparmio potrebbe chiaramente essere molto più lungo… ma non è questo che ci interessa. Non è ridurre la spesa sanitaria il punto. Sulla libertà e sulla salute non ammettiamo che sia la logica del profitto a regnare!

La seconda è la faziosità e l’assoluta mancanza di avalutatività scientifica, che tanto si vorrebbe far digerire a studenti e ricercatori, del contributo di ricerca. Si può sostenere che l’aborto costa troppo se a finanziare lo studio e la ricerca sono i Comitati Pro life? No! Il conflitto d’interessi è lampante! Per di più, ci sarebbe tanto da dire anche a proposito di chi, da una posizione accademica, si presta (e con ogni certezza beneficia della relativa retribuzione) ad uno studio finanziato da privati i quali a loro volta sono finanziati dal pubblico in un vortice di opacità e poca trasparenza! Un labirinto di ingiustizia insomma dove la dignità delle donne sarebbe messa in soffitta e il profitto trionferebbe! Noi non ci stiamo, contestiamo questa narrazione tossica e rivendichiamo il diritto di autodeterminazione, faticosamente e dignitosamente conquistato anche con la legge 194/78, che non si tocca.

La terza è che questi comitati e associazioni pro life hanno ricevuto dalla stessa regione toscana lauti finanziamenti pubblici per varie annualità che sarebbe stato, invece, meglio investire nei consultori che cadono a pezzi e che non hanno fondi né per acquistare contraccettivi da distribuire gratuitamente né per procede all’investimento in macchinari e strumentazione medica adeguati, utili alla prevenzione e alla tutela della salute delle donne e di tutta la popolazione. Una recente campagna antiabortista di ProVita e Famiglia ha scandalosamente condannato l’aborto per via farmacologica (RU486) paragonandolo ad un veleno. Anche qui le connessioni con l’ultradestra saltano agli occhi, con la senatrice di Fratelli d’Italia, Isabella Rauti, che tra gli altri ha difeso la campagna e il suo messaggio. Noi, invece, vorremmo vedere le linee guida ministeriali aggiornate sulla RU486 finalmente applicate cosicché si possa ridurre anche il ricorso all’IVG e rendere meno invasivo e, soprattutto in tempi di pandemia, meno difficile e pericoloso il ricorso ad un diritto.

L’indignazione e la rabbia ci saranno sempre finché le logiche patriarcali e del profitto, a braccetto, cercheranno di strapparci pezzi di libertà conquistati con la lotta. La legge 194 non si tocca!

Le compagne e i compagni del Centro Popolare Autogestito Fi-Sud.