SICUREZZA, NUOVI DECRETI,
LIMITAZIONI DI LIBERTÀ
E ACCENTRAMENTO DI POTERE

4aprile2020

SABATO 4 APRILE – h18.00- DIRETTA STRAMING
Sicurezza, nuovi decreti, limitazioni di libertà e accentramento di poteri.

https://www.youtube.com/watch?v=tVVgcSWxqtk

PARLIAMONE CON:
• Avvocato Sauro Poli
• Avvocato Giovanni Conticelli

DOVE E QUANDO?
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Il Covid 19, ormai da diverse settimane, ci tiene costretti in 4 mura per la tutela e la salvaguardia della salute di tutte e tutti; crediamo sia però importante non perdere di vista come la classe dirigente italiana ha scelto di gestire questa crisi che investe l’ambito sociale, sanitario ed economico.

Fin da subito le parole usate per descrivere questa crisi da parte di governo, istituzioni e mass media, sono state “emergenza” e poi “guerra”. Il 31 gennaio il governo ha deliberato “per sei mesi […] lo stato di emergenza”, permettendosi così di effettuare gl’interventi necessari procedendo per ordinanze per “fronteggiare con mezzi e poteri straordinari […] gli eventi emergenziali di protezione civile” per 12 mesi prorogabili per altri 12 (legge del 2017).

In tutto questo, mentre restano inascoltate le urgenti richieste delle strutture sanitarie per dotarsi dei minimi strumenti adeguati per affrontare l’epidemia in arrivo, né vengono presi provvedimenti in ambito di tutela sociale e lavorativa per limitare il diffondersi del contagio. Il 23 di febbraio – solo il giorno dopo la diagnosi del così detto paziente 0 – vengono emanate, con decreto legge convertito senza discussione parlamentare, tutte quelle misure di restrizione delle libertà e di contenimento non ben precisate di cui si possono avvalere le “autorità competenti”; misure che possono essere adottate solo mediante decreto del presidente del consiglio dei ministri; da qui nascono tutti i successivi provvedimenti amministrativi (DPcm), che non prevedono approvazione parlamentare.

Da settimane si continua così a descrivere questa realtà come uno stato di guerra, in cui i nostri ospedali sono le odierne trincee, in una narrazione dei fatti tesa ad alimentare quella paura ed insicurezza collettiva sulla quale si legittimano e trovano consenso tutte le scelte della gestione securitaria cui stiamo assistendo. Fino ad arrivare ai cittadini spioni e alla criminalizzazione di chi passeggia.

È da diversi anni che evidenziamo come la classe dirigente italiana, con tutti i suoi apparati, agitando “l’emergenza” di turno – dagli immigrati, al degrado urbano, agli spacciatori, al pericolo Isis – e facendo leva sulla paura e sul senso d’insicurezza collettiva continui il rafforzamento e l’accentramento del potere all’interno dell’esecutivo, con una rigida catena di comando, dotandosi con costanza degli strumenti normativi necessari.

In questo caso, di fronte all’esplosione del Covid19 si è mostrata tutta l’impreparazione strutturale e non casuale nell’affrontare una questione di interesse collettivo, diventata in breve emergenza nazionale.

Lo stato quindi, non ha trovato altra gestione di questa crisi se non quella automatica di carattere conservativo e autoritario, di difesa principalmente degli interessi e dei meccanismi del capitale e non certo del benessere collettivo. E’ infatti chiaro che tutte le misure messe in campo con il benestare di confindustria, hanno fin da subito mirato a proteggere i profitti dei padroni prima della salute dei lavoratori, con conseguenti scelte politiche che hanno portato l’aggravarsi di questa situazione.

Una gestione immediatamente escludente anche di tutti quei meccanismi democratici e di coinvolgimento popolare, che conferma governatori e sindaci nell’unico ruolo di sceriffi e svuota completamente, ed ulteriormente, le strutture territoriali ed intermedie. Si è preferito la gestione della paura ad un reale cambiamento già nell’affrontare quella che forse è più emergenza di altre. Questo a dimostrazione di quanto, anche in questa situazione, lo stato agisca per la propria preservazione e degli interessi particolari che tutela.

Ciò che ci domandiamo in queste settimane è, da una parte, quali sono le fonti normative di queste misure restrittive e come saranno applicate, dall’altra quanto rimarrà traccia di questo stato d’emergenza e dei decreti emanati a crisi superata in uno stato che già di per se è votato alla gestione securitaria e repressiva delle contraddizioni sociali.

 

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