Contributo per la Manifestazione per il Controsemestre Europeo

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La Ue non si riforma, si distrugge

Sabato 28 giugno, a Roma, è stata convocata da un eterogeneo arco di forze politiche e sindacali una manifestazione nazionale per inaugurare il Controsemestre popolare di lotta contro l’Unione Europea.

Dal 1 luglio, infatti, l’Italia assumerà per sei mesi la presidenza, avrà quindi un ruolo guida, almeno formale, con numerosi vertici e incontri delle istituzioni della UE nel nostro territorio. Sarà la vetrina di quello che molti chiamano a malincuore il fiorentino, quel Renzi che stentiamo a mitizzare, a farlo diventare il centro della nostra lotta, così come il cosiddetto renzismo di cui non ci sono ben chiare le caratteristiche che lo declinano a pensiero, a ideologia dominante, lontani come un tempo dalle lotte generiche al berlusconismo che danni hanno fatto nelle stesse istanze di classe, relegandolo ne più e ne meno al personaggio funzionale alla fase politica attuale.
Noi saremo a Roma, perché crediamo che oggi sia assolutamente necessario parlare di Unione Europea, mettere al centro del dibattito la lotta contro la UE, capirne il ruolo come strumento, insieme ad altri, di gestione della crisi strutturale del sistema capitalista da parte della borghesia imperialista, rilanciando un patrimonio di lotte che hanno segnato gli anni della sua costruzione, almeno da Maastricht fino all’entrata nell’euro. Non è certo oggi che si scopre la sostanza ed il ruolo dell’Unione, da sempre strumento, all’interno di un contesto sociale ed economico incapace di garantire una crescita collettiva, di imposizione di politiche di sfruttamento, guerra, privatizzazioni….Politiche che, fin dai primi anni ’90, hanno trovato la forte opposizione di settori sindacali e proletari. Basti pensare agli accordi sulle riforme necessarie al rispetto dei cosiddetti parametri di Maastricht (quelli che praticamente rappresentano oggi i vincoli di bilancio da rispettare), dagli accordi di luglio, ai processi di privatizzazione, alla riforma della contrattazione, contestazioni e lotte abbandonate e dimenticate dalle “sinistre radicali” alla ricerca di una Unione più buona e democratica. Un patrimonio di collegamenti e relazioni tra i vari settori antagonisti e di classe europei ad oggi tutto da ricostruire, seppellito sotto la “supremazia mediatica” della fase successiva dei social forum.
Non ci basta, come pur riportato nei vari appelli di convocazione del corteo, “denunciare le politiche di austerità dell’Unione Europea e della BCE”, o denunciare quelli che vengono considerati errori dai quali è possibile ripartire. Su questo terreno rischiamo di fungere inconsciamente da stampella al nostro nemico più vicino, visto che il primo a chiedere all’Europa di #CAMBIARVERSO e di finirla con l’austerity è proprio il “nostro” governo.
Non ci sono cambiamenti da chiedere (a chi poi?), non ci sono possibili trasformazioni “democratiche” della UE perchè la democrazia è questa.
Proprio per questo pensiamo che debba essere messa chiaramente sul piatto la prospettiva della rottura dell’Unione Europea.
Si tratta di cercare di capire come e dove potremo determinare questa possibile rottura, quali possono essere gli elementi di contraddizione che possono contribuire a determinarla dal suo interno, dal ventre della bestia. In questo senso crediamo, come tutt*, che le varie vertenze e lotte debbano essere inserite in questa cornice, ma attenti a non assolutizzarle, a renderle un tutto di tutto, ma bensì valorizzarle all’interno di un percorso che porti ad una reale autonomia della classe, in termini di conflitto ma anche e soprattutto di progettualità politica.
L’Unione Europea è strumento di imposizione di politiche comuni e coordinate di sfruttamento, di attacco alle condizioni dei lavoratori e dei proletari
L’Unione Europea è strumento di guerra, in quanto strumento di competizione sul piano globale di una parte di borghesia, quella europea, nei confronti di altri poli, blocchi esistenti o in via di definizione, che sceglie di volta in volta la strategia più funzionale a raggiungere i propri obiettivi, ovvero tutelare ed espandere gli interessi delle sue componenti dominanti, anche attraverso l’uso della guerra guerreggiata, all’interno degli equilibri Nato, altrimenti come sempre più spesso avviene, in maniera autonoma. Dove non agisce in termini militari sono numerose le forme attraverso le quali genera o foraggia quelle fazioni o componenti presenti in stati stranieri, periferici e deboli, a tutela dei propri interessi attuali e futuri.
Tutto questo in una situazione generale in cui i conflitti e le contraddizioni legate all’espansione necessaria dei capitali internazionali già portano a permanenti condizioni di conflitto militare (Libia, Siria, Iraq, Africa sub sahariana e prima Kosovo, Bosnia,….).
L’Unione Europea facilita fascismo/autoritarismo, sia in quanto prodotto del contesto sociale ed economico di povertà e guerra fra poveri, garantendo agibilità, finanziamenti ed appoggi a quelle forze che possono svolgere un ruolo di contenimento delle istanze proletarie (in Grecia con Alba Dorata, in Ungheria con il governo fascista) o altrimenti funzionale alle “necessità” dello stesso scontro tra blocchi imperialisti o futuri tali (in Ucraina garantendo soldi e legittimità alle forze apertamente naziste e non a caso filo europee).
L’Unione Europea è repressione, dei movimenti, dei lavoratori, è repressione politica di tutte le istanze rivoluzionarie e di cambiamento.
Nostro compito dentro questo contesto è affiancarsi a tutti quei movimenti di classe che dentro e fuori la UE, in particolare nell’area euro mediterranea, lottano per questi cambiamenti, con chiarezza e coerenza, confrontarne le analisi, trovare dei terreni comuni di sviluppo delle lotte, leggere gli avvenimenti in un’ottica che veda che oltre a uno scontro inter-imperialista c’è prima di tutto uno scontro di classe.
Crediamo che la manifestazione di sabato sia importante perché la partecipazione anche di settori sindacali di base e conflittuali è un tentativo necessario per riportare nei luoghi di lavoro il tema della UE.

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