ALCUNE RIFLESSIONI in MERITO alle CONDANNE contro gli ANARCHICI FIORENTINI

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Lunedì scorso 26 compagn@ sono stati condannati in primo grado a pene durissime, fino a 10 anni, per una serie di episodi avvenuti a Firenze a partire dal 2016.

Questi episodi sono stati inseriti all’interno di un’unica inchiesta che ha al centro l’ipotesi dell’esistenza di un’associazione a delinquere. Com’è successo altre volte in passato a Firenze e in altre città e come sta ancora accadendo in queste settimane a Trento e Torino, questa ipotesi di reato viene utilizzata da polizia e magistratura per colpire pratiche di conflittualità politica e sociale. In questo caso in particolare si sono volute criminalizzare alcune azioni antifasciste messe in atto in città contro l’apertura di una sede fascista di Casapound mascherata da libreria di una fantomatica associazione “Il Bargello”. Le condanne, che riguardano sia gli episodi specifici sia i reati associativi, sono avvenute sulla base di conversazioni estrapolate da intercettazioni protratte per anni e rese possibili proprio dall’ipotesi di reato associativo e, per un imputato, da un frammento di DNA raccolto in quantità così limitata da rendere impossibile la ripetizione dell’esame come richiesto dalla difesa. A questo si aggiunge che l’imperizia con cui sono state condotte le operazioni di disinnesco di un petardo da parte della polizia è stata fatta ricadere sui condannati. L’ipotesi associativa ha peraltro legittimato l’utilizzo della galera preventiva per 3 compagni che si trovano sequestrati dallo stato da 2 anni, così come il dispiegamento, al momento degli arresti, di uno spropositato dispositivo militare, che ha portato allo sgombero violento di due storiche realtà occupate. A coronamento delle sentenze, sono stati disposti pesanti risarcimenti a favore dell’artificiere ferito, dei sindacati di polizia, di Casapound e dell’associazione “Il Bargello”.

Come Cpa abbiamo espresso in questi anni la nostra massima solidarietà a tutti gli indagati e pensiamo sia necessario rilanciare con ancora più forza la solidarietà oggi di fronte a queste condanne. Al tempo stesso riteniamo che questa sentenza riguardi da vicino non solo tutti coloro che pensano di collocarsi su di un terreno di opposizione a questo sistema, ma anche chi, più limitatamente, sente come intollerabile un clima sociale sempre più permeato dall’ignoranza, dalla disumanità e dal razzismo, e sempre più conformato ad un modello politico di comando autoritario.

Un primo elemento di riflessione, a nostro avviso, riguarda l’antifascismo e il ruolo dei fascisti all’interno dello stato. Queste condanne, insieme ad altre che si sono succedute in città negli ultimi mesi, rappresentano un attacco frontale contro la pratica dell’antifascismo e legittimano i fascisti come vittime addirittura da risarcire. Questo avviene in naturale continuità con quello che è sempre stato storicamente l’atteggiamento degli apparati repressivi nei confronti dei fascisti, caratterizzato da una affinità ideologica diffusa e da relazioni più o meno inconfessabili, che periodicamente vengono alla luce ma solo per venire riportate nell’ombra non appena possibile. Non saremo certo noi ad invocare l’azione penale contro i fascisti, tuttavia resta un dato di fatto che ogniqualvolta uno di questi personaggi inciampa in qualche inchiesta emergono veri e propri arsenali militari (fino alle armi da guerra e addirittura ai missili come accaduto in questi giorni) e traffici illegali di varia natura che fanno pensare a contesti, relazioni e complicità molto estese, che però guarda caso non cadono mai sotto l’attenzione inquisitoria di polizia e magistratura. E qui casca l’asino, perché è molto scomodo ammettere, per tutti coloro che dicono di riporre fiducia nella legge borghese, che, per quanto armati e minacciosi possano essere i fascisti, i mostri da perseguitare senza scrupoli garantisti e senza badare a spese siano sempre e soltanto i “sovversivi”-“notav”- “anarchici”- “black bloc” e via dicendo. I fascisti mantengono invece piena cittadinanza nella sfera istituzionale, tanto da essere riccamente risarciti come in questo caso, e tutto questo evidenzia una volta di più quanto siano false sia la loro propaganda “antisistema” sia la retorica antifascista delle istituzioni.

Un secondo elemento di riflessione riguarda le modalità processuali con cui si è arrivati a queste condanne. Non che avessimo mai riposto alcuna fiducia nelle garanzie della giustizia borghese, sappiamo bene che l’orchestra suona la musica scelta da chi la paga e questo vale anche per la magistratura con tanti saluti alla sua sbandierata indipendenza. Semplicemente registriamo come proceda a gonfie vele, grazie anche a sentenze come questa, la ristrutturazione dell’azione penale concepita dai politici negli ultimi anni in senso sempre più inquisitorio. Con l’allungamento a dismisura della prescrizione, la riduzione delle garanzie nel processo, la limitazione delle possibilità di appello, si viene a determinare un divario sempre più incolmabile tra accusa e difesa. A questo si aggiunge l’utilizzo elastico del codice penale per allungare i tempi di indagine a dismisura, per tenere sotto controllo la vita delle persone per anni attraverso un apparato tecnologico di spionaggio sempre più capillare, per riuscire ad estendere il concetto di associazione a delinquere fino a rendere punibili i rapporti personali. Il quadro che si compone da tutti questi elementi crediamo segnali un ulteriore passaggio all’interno di una tendenza verso una restrizione sempre maggiore degli spazi di conflittualità e di dissenso, e verso un accanimento contro le soggettività incompatibili, che avanza da decenni, con pause ed accelerazioni, di pari passo con l’approfondirsi di una crisi sociale e politica che diventa mano a mano sempre più grave.

L’ultimo elemento di riflessione riguarda il contesto politico e sociale in cui arrivano queste condanne. Sicuramente non ci si sarebbe potuto aspettare nulla di diverso con un governo di altro colore, considerato che il sostrato culturale legalitario che ci troviamo di fronte oggi è stato alimentato negli anni dalle sponde “democratiche” e di centro-sinistra anche di più che da quelle di centro-destra. Tuttavia rileviamo che la “caccia allo straniero” si sposa molto naturalmente con la “caccia al sovversivo”, mentre i decreti “sicurezza” di Salvini, in continuità con quelli di Minniti, vanno ad inasprire ulteriormente le pene legate alle manifestazioni di piazza e a pratiche di conflitto sociale e sindacale come i picchetti, i blocchi stradali e le occupazioni. Si preannunciano così nuove ondate repressive che andranno a colpire settori sociali sempre più ampi, e che si innesteranno in un clima che, per quanto abbiamo detto, è ben preparato per accoglierle ed assecondarle. Di fronte a questo, riteniamo che la nostra arma migliore resti quella di rafforzare ed estendere i legami politici ed umani di solidarietà tra chi condivide la stessa lotta e le stesse aspirazioni, perché non è disposto a restare passivo di fronte alla disumanità di un sistema moribondo e ai crimini dei suoi servi.

Se il loro obiettivo è dividerci e isolarci fino a renderci inoffensivi, il nostro compito è fargli vedere che si sbagliano di grosso.

CPA Firenze Sud

Stasera per i compagni anarchici condannati – Venerdì 26 Luglio al Centro Popolare, sostiene, supporta, partecipa!

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