18 APRILE 1975 – 18 APRILE 2015 CHI NON HA MEMORIA NON HA FUTURO

Boschi

18 APRILE 1975 – 18 APRILE 2015
CHI NON HA MEMORIA NON HA FUTURO

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Venerdì 17 ore 18,30 al CPA fi-sud incontro e dibattito in ricordo di Rodolfo Boschi.

Un corteo che dimostra, a Firenze come in quel periodo in tantissime altre città, di saper vedere dov’è il fascismo: non solo dove esso è evidentemente individuabile, ma anche e soprattutto altrove, nella repressione, nelle politiche antipopolari del governo, ecc.. (per esempio a Firenze in quel periodo erano molto significative le lotte per l’autoriduzione delle bollette).
L’obiettivo del corteo è chiaro: raggiungere Piazza Indipendenza, dove si trovava la sede del MSI presidiata dalle forze di polizia; al primo tentativo di avvicinamento seguono immediatamente le cariche delle polizia.
Nel pomeriggio, dal corteo partito da Piazza Santa Croce, alcuni compagni cominciano a staccarsi a piccoli gruppi e a dirigersi nuovamente verso Piazza Indipendenza: di fronte a polizia e carabinieri schierati a difesa della sede fascista, iniziano violenti scontri che si protraggono fino a tarda sera.
Agenti speciali, in borghese, (che vedremo sempre più spesso in azione nelle piazze) organizzano vere e proprie squadre di picchiatori che si accaniscono sui singoli militanti presenti agli scontri.
Sono ormai passate le 23 quando Francesco Panichi, militante di Autonomia Operaia, nota un gruppo di 9 agenti in borghese intenti a picchiare un ragazzo a terra; subito cerca di correre in suo soccorso insieme ad altri compagni ma dal gruppo di picchiatori parte il primo colpo.
Francesco e gli altri scappano ma l’agente Basile prende la mira e spara ripetutamente, uccidendo Rodolfo Boschi, militante del PCI, e ferendo Panichi.
Quest’ultimo viene ricoverato e il giorno successivo il Sostituto Procuratore afferma di non poter procedere in alcun modo contro di lui per totale mancanza di indizi.
Mentre la notizia dell’ennesimo assassinio per mano della polizia si diffonde in tutta Italia, a Firenze il PCI è pronto a uscire con dei volantini di condanna dell’accaduto, ma i vertici del partito ne impediscono la diffusione e pubblicano invece un comunicato in cui distorcono completamente gli episodi del 18 Aprile.
Nel documento si tenta infatti di sminuire l’antifascismo genuino e militante di Boschi, che si trovava volutamente sul luogo degli scontri, e di addossare la responsabilità della sua morte a gruppi di “teppisti” e “provocatori” che hanno fatto versare il “sangue innocente di un giovane lavoratore”.
Il PCI afferma che Panichi fosse giunto sul luogo degli scontri armato di pistola e arriva ad auspicare che la polizia concentri il proprio operato contro i presunti provocatori, in modo da “impedire che si scavi un solco profondo tra i lavoratori fiorentini e le sue forze di polizia e si crei una contrapposizione”.
Il partito alimenta così una ricostruzione dei fatti molto poco veritiera e crea una vera e propria campagna per l’arresto di Panichi, nonostante la stessa Questura avesse affermato che non vi fossero gli estremi per farlo.
Il 20 Aprile Francesco esce libero dall’ospedale e si dirige assieme ad altri testimoni all’interrogatorio circa la morte di Boschi: a fine giornata viene arrestato per tentato omicidio plurimo.
Il tentativo di infangare le figure di Panichi e di Boschi non passa però sotto silenzio: numerose sezioni del PCI si dissociano, Lotta Continua pubblica la smentita da parte di alcuni testimoni che, secondo i giornali, avevano visto Francesco armato.
Nei giorni successivi, in occasione della manifestazione antifascista in p.zza Signoria il PCI, che si erge a garante dell’ordine pubblico in città viene duramente contestato.

18 APRILE 1975 NON DIMENTICHIAMO

 

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